Ho sempre ritenuto normale il fatto che, quando ho sete, posso aprire il rubinetto e riempire un bicchiere d’acqua fresca e pulita, ho sempre ritenuto normale fare la doccia al mattino, o lavarmi le mani prima di mangiare, lavare i denti prima di andare a dormire, sciacquare la faccia quando fa caldo, annaffiare le piante sul balcone, o, semplicemente, tirare lo sciacquone dopo aver utilizzato il gabinetto. L’acqua è una parte essenziale della mia esistenza; non c’è mai stato un giorno nella mia vita in cui non abbia bevuto o non mi sia lavato.
È così facile dare tutto questo per scontato!
Crescendo, ho scoperto che ciò che per me era assolutamente normale, per molti era invece straordinario, fuori dal comune. Infatti, per circa un miliardo di persone nel mondo l’acqua è un lusso e non fa assolutamente parte della loro “normalità”. Un miliardo di persone non è affatto una piccola minoranza della popolazione mondiale: parliamo infatti del 15% della totalità degli esseri umani viventi oggi! Ma cosa significa per queste persone, nella pratica, non avere accesso ad acqua potabile? Per tante donne e tanti bambini significa dover camminare per svariati chilometri ogni giorno, in cerca di una sorgente d’acqua dove poter riempire una tanica da 20 Litri. Probabilmente, la sorgente da cui attingeranno è la stessa da cui gli animali bevono e in cui rilasciano i loro escrementi, ma è l’unica che troveranno e, dunque, bisogna accontentarsi. Quella stessa acqua, una volta portata a casa, servirà per bere, per cucinare, per lavarsi, causando in coloro che la utilizzano ogni sorta di malattie che ne possono derivare.Ciò che per me è fonte di vita, per loro è una trappola mortale.
Le statistiche ci dicono che ogni 19 secondi, nel mondo, un bambino muore a causa di malattie derivanti dall’utilizzo di acqua sporca! Ma pensiamo anche alle ore spese per raccogliere questo bene prezioso: se l’acqua potabile si trovasse davanti casa, tante donne, anziché camminare l’intera mattina, potrebbero usare quel tempo per lavorare o per badare ai propri figli e alla casa. Tanti bambini che non riescono a frequentare la scuola, proprio perché ogni mattina devono andare a raccogliere acqua per la propria famiglia, potrebbero finalmente ricevere un’istruzione. Avere accesso all’acqua potabile, dunque, non significa soltanto dissetarsi, ma evitare malattie e morte, permettere alle donne di badare alla propria famiglia, consentire ai bambini di frequentare la scuola e costruirsi un futuro. L’acqua è fondamentale per ogni aspetto della vita, e quando questa viene a mancare l’intera società si degrada.
Eppure, un miliardo di persone continua a non avere accesso ad acqua potabile. Non è giusto che io e te abbiamo acqua in abbondanza mentre così tante persone devono soffrire proprio per l’assenza di acqua pulita. Ma cosa possiamo fare di fronte a un problema di tali sproporzionate dimensioni? Beh, forse io e te non potremo cambiare le sorti del mondo, ma sicuramente, se soltanto ci provassimo, potremmo cambiare la sorte di tante persone.
Charity: water, a sua volta, si impegnava ad utilizzare ogni singolo centesimo raccolto (senza alcuna trattenuta!) per portare acqua potabile a chi non ce l’ha. Sfruttai l’occasione del mio trentesimo compleanno e scrissi a tutti i miei amici per chiedere di donare qualcosa per la costruzione del pozzo, invece di farmi un regalo. Ho anche pubblicato un video sul web, con il quale spiegavo le ragioni di questa raccolta; infine, ho organizzato una festa di compleanno, chiedendo agli invitati di non portarmi alcun regalo ma di fare un’offerta per il pozzo. L’idea è piaciuta a tanti, ed insieme siamo riusciti a raccogliere circa 1600 Euro. Non saranno tantissimi, ma quel denaro, insieme ad altro, è stato utilizzato per la costruzione di un pozzo in un piccolo villaggio dell’Etiopia centrale. Non mi reputo un eroe, ma qualcosa mi dice che aiutare il prossimo è giusto, e sapere che oggi qualcuno in Etiopia non deve più camminare per ore prima di raggiungere una pozza di acqua sporca mi rende felice. Questo è soltanto un esempio di azioni concrete che ognuno di noi può fare. Io ho rinunciato ad un compleanno, qualcuno può rinunciare al Natale, qualcun altro alle proprie ferie, qualcun altro ai regali di matrimonio, e così via.
Se tutti noi facessimo una piccola parte, contribuiremmo a rendere il mondo un luogo più giusto.
Ma perché dovremmo aiutare il prossimo? Perché non riusciamo a chiudere gli occhi davanti al bisogno e ci sentiamo in dovere di venire incontro a chi soffre?